Prove

Halabja 1988
Documentali e forensi

Nel marzo 1991 durante la rivolta popolare nel nord dell’Iraq, civili e membri di partiti politici kurdi fecero irruzione e presero il controllo degli uffici del Governo iracheno e delle sue agenzie, anche quelle di intelligence. Molti di questi edifici vennero pesantemente danneggiati o rasi al suolo, mentre alcuni sono sopravvissuti. I kurdi vennero quindi in possesso di ciò che rimaneva in queste strutture, compresa una grande quantità di documenti e registri, così come cassette audio e video, film e fotografie ,La rivolta fu schiacciata dall’avanzata delle truppe irachene, ma nei giorni precedenti, i partiti kurdi riuscirono a portare via la maggior parte dei documenti trovati nelle città e nelle roccaforti sulle montagne.

 14 tonnellate di documenti in 847 scatole


Nella primavera del 1992, uno dei due maggiori partiti, l’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), ha accettato un accordo con il Middle East Watch ed il Comitato per le Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti. In base a tale disposizione, il PUK ha permesso l’invio di documenti in suo possesso agli Stati Uniti per scopi di ricerca e analisi; la Commissione Esteri del Senato ha accettato di trasformare i documenti in documenti ufficiali del Congresso degli Stati Uniti e memorizzarli nelle strutture degli Archivi Nazionali degli Stati Uniti; il Middle East Watch ha accettato di condurre una ricerca sui documenti con lo scopo, tra gli altri, di trovare prove di casi di genocidio prima della Corte Internazionale di Giustizia all’Aja.

L’archivio del PUK è composto da quattordici tonnellate di documenti contenuti in 847 scatole. Il numero totale di pagine è stato stimato in oltre quattro milioni. Nel maggio del 1992, il PUK ha messo questi documenti sotto la custodia temporanea del Middle East Watch che successivamente sono stati portati negli Stati Uniti. A Washington, i documenti sono stati consegnati agli archivi nazionali, pur rimanendo sempre sotto la custodia congiunta del PUK e del Middle East Watch.

Alla fine di ottobre del 1992, una squadra del Middle East Watch ha condotto un team di ricercatori con il compito di selezionare, catalogare e l’analizzare questi documenti. Il relatore speciale delle Nazioni Unite in Iraq, il signor Max Van Der Stoel, ha utilizzato alcuni di questi documenti trovati nel suo rapporto alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel marzo 1993.

La grande maggioranza dei documenti provengono da due sedi principali: dal Governatorato di Suleymania e da quello di Erbil.  Quasi la totalità provengono dagli uffici della Direzione Generale per la sicurezza dell’Iraq (Mudiriyat al-Amn al-Ameh) e una piccola parte dalla Direzione dell’ Intelligence militare (Mudiriyat al-Istikhbarat al-Askariyeh al-Ameh) e dallo stesso partito Ba’ath.

Per quanto riguarda i documenti provenienti da Suleimaniyeh, un certo numero di essi sono incompleti e singole pagine sono state bruciate o, in molti casi, lacerate. Tuttavia la maggior parte dei documenti risultavano in buon stato. Tutti i documenti, scritti a mano o dattiloscritti, sono in  lingua  araba. Essi riguardano una vasta gamma di argomenti che possono essere più facilmente suddivisi in tre categorie principali:

– questioni amministrative concernenti il ​​personale dell’agenzia: stipendi, vacanze, promozioni, porto d’armi e azioni disciplinari;

– informazioni sul personale dell’agenzia, semplici cittadini, o presunti membri di partiti della resistenza kurdi. Essi comprendono report su operazioni di controllo, così come  resoconti di indagini e interrogatori;

 Una squadra di investigatori è stata inviata dal Middle East Watch, e da Medici per i diritti umani nel Kurdistan iracheno, nel maggio del 1992. 

– report sulle azioni militari condotte contro i Peshmerga; report sulle attività dei Peshmerga; e gli ordini e le istruzioni ufficiali che vengono trasmessi attraverso i ranghi.

Il team era composto da investigatori forensi specializzati in antropologia e archeologia, che avevano già precedentemente operato in altri paesi tra cui Argentina, Cile, El Salvador e Guatemala. Hanno operato riesumazioni di tombe in tre zone nel Kurdistan iracheno: nel villaggio di Koreme, nel villaggio di Birjinni, e all’interno di un cimitero poco fuori la città di Erbil.

Le indagini sono state svolte utilizzando gli standard internazionali  delle Nazioni Unite, il  “Model Protocol for a Legal Investigation of Extra-Legal, Arbitrary and Summary Executions” (the “Minnesota Protocol”). 

Tutti i risultati completi delle indagini si trovano  nel volume “The Anfal Campaign in Iraqi Kurdistan: The Destruction of Koreme”, January 1993, a cura di Middle East Watch, e di Medici per i diritti umani.