Prefazione

Questo resoconto narrativo della campagna di sterminio contro i Kurdi del nord dell’Iraq è il prodotto di oltre un anno e mezzo di ricerche, durante il quale un team di ricercatori del Middle East Watch ha analizzato diverse tonnellate di documenti governativi iracheni e realizzato interviste sul campo con più di 350 testimoni, la maggior parte dei quali sopravvissuti alla campagna del 1988, conosciuta come Campagna di Anfal. Il rapporto giunge alla conclusione che durante quegli anni è stato commesso il crimine di genocidio.

350 interviste condotte sul campo

Nel rapporto del febbraio del 1990, Human Rights in Iraq e il Middle East Watch ha ricostruito quello che è avvenuto e ritiene ora di poter dimostrare in modo convincente l’intento da parte del Governo del presidente Saddam Hussein di distruggere, attraverso l’assassinio di massa, parte della minoranza Kurda dell’Iraq.I kurdi sono indiscutibilmente un gruppo etnico distinto, separato dalla maggior parte della popolazione araba dell’Iraq, che sono stati presi di mira durante la Campagna Anfal per il loro essere kurdi. Due strumenti di Governo – il censimento nazionale dell’ottobre 1987 e la dichiarazione delle “zone proibite”, sono stati i fondamenti istituzionali di questa politica. Questi strumenti sono stati implementati in un contesto di quasi due decenni di Governo che puntava all’”arabizzazione”, nel quale, distretti con razze miste oppure terre che Baghdad considerava desiderabili o strategicamente importanti, vedevano la popolazione kurda diminuire rispetto agli agricoltori migranti arabi che avevano ampi incentivi a trasferirsi, e  venivano sorvegliati dalle truppe governative.